Epifania in Prato della Valle

Come tradizione, ogni 6 gennaio in Prato della Valle a Padova si brucia la “vecia”.

Un evento che ogni anno accoglie dalle 30 alle 50 mila persone (a seconda del meteo), accompagnato da una serie di eventi musicali ed enogastronomici e soprattutto caratterizzato dalla consegna delle calze ai più piccoli.
L’area del Prato dove avviene il grande falò è solitamente quella più prossima alla Basilica di Santa Giustina, indicativamente verso le 18.
A sorvegliare le fiamme, che come potete vedere si sviluppano per diversi metri in altezza, ci sono i Vigili del Fuoco a cui viene affidata sia l’accensione che lo spegnimento.

Ma da dove nasce questa usanza del falò?

La Befana è strettamente legata al culto agrario della stregoneria italiana e delle tradizioni folcloristiche che nel nostro paese sono ancora radicate profondamente dentro noi. La “vecia” viene bruciata per rappresentare l’anno, invecchiato ovviamente, che cede il passo al nuovo anno nella rinascita della ruota che gira. 
I riti propiziatori dei falò per bruciare le cose passate fanno da sempre parte del culto pagano, come l’uomo di vimini, e anche la croce di Brigid a Imbolc o le statuette antropomorfe di spighe di grano a Lammas. Alcune sono feste di luce propiziatorie per ringraziare l’ingiungere della primavera dopo la lunga assenza di calore e vita durante l’inverno. 

E anche nel nostro territorio il rogo della vecchia è una tradizione ancora molto forte, che di fatto va in scena in quasi tutti i Comuni della regione.

Ma non è tutto

Secondo la tradizione popolare il vento che trasporta con sé il fumo e le faville del falò, indicherà come sarà il nuovo anno appena iniziato.
E proprio a seconda della sua direzione il vento si chiamerà garbìn se prenderà la direzione sud-ovest, annunciando anche la pioggia, essenziale per preparare i campi al prossimo raccolto, oppure si chiamerà fùrlan, se andrà verso nord-est, portando tempo asciutto, il terreno arido e scarsi raccolti.

Ovviamente nella tradizioni troviamo anche le filastrocche che accompagnavano l’evento e di cui vi porto un paio di esempi.

– La prima (e più conosciuta):
Se le faìve va al garbin
parécia el caro pa ‘ndare al mulin.
Se le faìve va a matina, 
tol su el saco e va a farina.
Se le faìve va a sera,
la poenta impiega la caliera.

 

– La seconda:
Pan e vìn
La pinza sotto el camin
Faive a ponente
Panoce gnente
Faive a Levante
Panoce tante
Fuive verso sera
Poenta pien caliera
Fuive verso mattina
Poenta molesina
Fuive a meodì
Poenta oltre al dì
Fun a bassa
Poenta pien cassa

Insomma dietro quel grande falò in piazza che vediamo e festeggiamo fin da bambini, si cela come sempre una storia dalle origini molto molto lontane e curiose.

Post più recenti